Da anni l’uomo costruisce con macchine e scalpello, crea materiali come plastica che inquinano il mondo lasciandone il segno. Questi materiali stanno distruggendo l’ambiente e prima di arrivare ad un punto di non ritorno, l’uomo stesso deve trovare un’alternativa e soluzione a questo problema. Neri Oxman forse l’ha trovata: creare nuovi materiali “per, con e dalla natura”.
Neri Oxman è un architetto israeliana famosa per il suo lavoro dove l’arte, il design, e l’ingegneria dei materiali convivono in armonia con la biologia. La sua storia comincia a Gerusalemme, dove, dopo una piccola parentesi come studentessa di medicina alla Hebrew University, si trasferisce al Technion Israel Institute of Technology della sua città natale Haifa. Qui terminerà i suoi studi in Architettura e Urbanistica, che la porteranno prima a Londra e poi fino negli Stati Uniti dove otterrà il Dottorato in Design Computation nel prestigioso MIT, il Massachusetts Institute of Technology. È proprio al MIT che decide di fondere le sue diverse esperienze e interessi in un'unica nuova branca di ricerca, soprannominata da lei Material Ecology.
L'obiettivo principale della Material Ecology è unire la moderna tecnologia alla natura: due discipline distinte, ma la cui fusione potrebbe rivoluzionare lo stesso concetto di design, tramite l’introduzione di materiali completamente naturali. E così, la scienza incontra l’architettura: il team della Oxman si impegna nella produzione in armonia con l’ambiente circostante. Le sue creazioni non sono più meri prodotti di assemblaggio, ma veri e propri organismi viventi.
Uno dei materiali utilizzati dalla Oxman è la chitina, come un possibile sostituto della plastica. La chitina è il secondo biopolimero più abbondante sul pianeta (dopo la cellulosa), prodotto naturalmente da organismi quali gamberi, granchi e farfalle. Il laboratorio della Oxman è riuscito ad utilizzare questo materiale 100% biodegradabile per la costruzione di opere di design e strutture architettoniche. Modificando le proprietà chimiche e strutturali della chitina, la Oxman è stata in grado di giocare su colore e grandezza, a seconda delle necessità, con un occhio di riguardo all’ambiente e alla sostenibilità: infatti, poiché biodegradabile, la chitina torna in circolo fornendo nutrimento alla terra.
Opera di design che incarna perfettamente il concetto di Material Ecology è Aguahoja. Con la struttura che richiama la forma di una foglia, per realizzare Aguahoja sono stati utilizzati materiali biocompatibili e rinnovabili in natura, quali la già citata chitina e poi pectina, cellulosa e carbonato di calcio. Questi materiali sono stampati in 3D in modo continuo senza necessità di assemblaggio, con diversi gradi di flessibilità, opacità e rigidità. Alla fine del suo ciclo di vita, l'opera potrà essere sciolta in acqua senza inquinare, rilasciando in questo modo nutrienti per la terra che tornano in circolo nell’ecosistema.
Una seconda opera molto famosa di Neri Oxman è il Silk Pavilion.
L’idea nasce dall’osservazione dell’operato dei bachi da seta e del loro movimento nella formazione del caratteristico bozzolo. Per ottenere la seta i bozzoli vengono di solito bolliti per uccidere i bachi al loro interno: ma perché non utilizzare il baco stesso per tessere la struttura di seta voluta senza doverlo uccidere?
Seguendo uno specifico schema creato tramite CNC, ovvero una tecnologia di controllo che coordina i movimenti di una macchina a più assi in maniera tale da farle seguire precisamente traiettorie predefinite da un algoritmo, 6500 bachi hanno tessuto e rafforzato gli spazi aperti tra i fili dell’opera, come fossero stampanti 3D biologiche, creando una struttura bidimensionale piuttosto che un bozzolo tridimensionale. Solo nel momento in cui il baco si è racchiuso nel bozzolo, il baco è stato rimosso e con le nuove uova potranno essere costruite altre cupole e strutture.
Neri Oxman si occupa anche di moda, più specificatamente della realizzazione di capi di abbigliamento ispirati dallo studio del sistema solare e ai possibili viaggi interplanetari in ambienti ostili e addirittura mortali per l'uomo. I vestiti della collezione Wanderers, An Astrobiological Exploration sono stati creati infatti per permettere all’uomo esploratore di ricavare nutrienti e materiali di sopravvivenza dalle sue stesse vesti, le quali richiamano la forma del corpo umano quasi come una seconda pelle.
La serie è composta da vari tipi di vesti a seconda delle caratteristiche estreme delle destinazioni in cui dovranno essere indossate. Un esempio è il capo Mushtari per il viaggio verso Giove, a forma di tratto gastrointestinale, di canali che si avvolgono attorno al corpo umano e che ospitano al loro interno due tipi di batteri, i quali non si incontrano mai in natura, ma che la Oxman ha deciso di far interagire. I cianobatteri e l'Escherichia coli viaggiano all’interno di questa veste: il primo trasforma la luce in zucchero ed il secondo converte lo zucchero in biocarburante per l’uomo, dunque in nutrienti che permetteranno all’uomo di vivere nel nuovo pianeta.
Il canale è stato costruito tramite stampante 3D, variando le proprietà del materiale a seconda delle zone dove era richiesta più o meno fotosintesi, dunque più trasparente (per miglior fotosintesi) o più opaco dove necessario. Lasciando interagire questi batteri per simbiosi microbica, il canale è stato creato per far sì che fosse in simbiosi con il corpo umano per la forma, la struttura e la funzione dei nostri tessuti.
Mushtari è solo uno dei capi della collezione: alcuni permettono la creazione di luce tramite fluorescenza per destinazioni buie e altri bio-mineralizzano per rafforzare ed aumentare la densità delle ossa umane. L'obiettivo di questa collezione è l'incrocio tra la stampa 3D multi-materiale e la biologia sintetica.
Oltre ad aprire uno spiraglio verso una vita più ecologica, queste creazioni ci permettono di pensare ad un futuro in cui utilizzeremo la materia vivente insieme alla tecnologia, o meglio, come Neri Oxman direbbe: “per la prima volta siamo chiamati a fare da madre alla natura”.
(Foto di copertina: Krebs Cycle of Creativity III, 2020 Neri Oxman)
Miriam Sonnino
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