Bellezza senza bisturi, ma comunque dopo una visita dal medico estetico. Il boom di trattamenti di medicina estetica non accenna a rallentare e l’uso di filler dermici iniettabili nel tessuto sottocutaneo, per correggere inestetismi della pelle come rughe, cicatrici o per attenuare i segni del tempo, è aumentato del 76% negli ultimi 8 anni nei soli Stati Uniti.
Negli anni questi dispositivi medici hanno subito migliorie e modifiche, e l’implementazione degli agenti "reticolanti" ha permesso agli stessi filler di diventare più resistenti alla fisiologica degradazione della nostra pelle, aumentandone di fatto la longevità dell’impianto. I moderni filler oggi sono in grado di persistere fino a 3 anni o più, in base alla sede di iniezione.
Il tutto non senza svantaggi, dal momento che la permanenza sottopelle prolungata rispetto al passato ha fatto emergere sempre più reazioni infiammatorie ritardate (o DIR dall’inglese “Delayed Inflammatory Reactions”), probabilmente di natura immuno-mediata e multifattoriale. Generalmente questi fenomeni si manifestano clinicamente a livello locale sotto forma di piccoli ematomi, edemi, intorpidimento e lividi, non particolarmente gravi e facilmente trattabili nell’arco di alcune settimane. Nei casi più complessi si possono riscontrare rossore persistente, comparsa di noduli, edema intermittente, ascessi o, nei casi peggiori, aree di necrosi del tessuto. Non vanno infine trascurati i disagi estetici che questi fenomeni di ipersensibilità comportano per il paziente, in quanto le infiltrazioni vengono eseguite principalmente a livello del viso. Queste reazioni abbastanza comuni risultavano già note alla comunità medico-scientifica, poiché generalmente possono verificarsi in seguito ad una scorretta tecnica iniettiva del filler, a successive infezioni virali o batteriche (anche un comune raffreddore), sinusiti, in seguito a interventi dentali oppure in caso di mancata biocompatibilità al composto dovuta a variabili individuali. Recentemente però queste reazioni infiammatorie ritardate si sono anche manifestate in seguito alla somministrazione di vaccini a mRNA contro la COVID-19.
Interazione tra vaccini a mRNA e filler dermici
Già a metà dicembre del 2020, con l’inizio della campagna vaccinale, la FDA (Food and Drug Administration) in un report aveva evidenziato tre casi di reattività al vaccino Moderna in persone con una storia di iniezioni con filler dermici negli Stati Uniti. Successivamente, con l’aumento del numero dei vaccinati a livello globale, sono emerse nuove segnalazioni di questo fenomeno legato non solo ai vaccini ad mRNA della casa produttrice Moderna, ma anche al vaccino Comirnaty della Pfizer, portando le agenzie regolatorie dei farmaci, nazionali ed internazionali, ad indagare più a fondo sulla questione. In tutti i casi segnalati le reazioni sono comparse nell’arco di 24-48 ore, in pazienti sottoposti a vaccinazione, trattati precedentemente o immediatamente dopo con filler. Ad oggi non è ancora ben chiaro il meccanismo molecolare che porta a questa reazione crociata tra vaccini a mRNA e filler cosmetici. Si potrebbe però ipotizzare che in alcuni soggetti predisposti gli anticorpi prodotti verso la capsula lipidica che veicola l’RNA messaggero possano in qualche modo mostrare una cross-reattività con alcune componenti presenti in questi agenti riempitivi. I residui dei filler possono persistere anche per tre o cinque anni nel derma, e per questo reazioni crociate con il vaccino si possono verificare anche a distanza di molto tempo dal giorno della somministrazione. Recentemente è stato segnalato anche un caso di reazione avversa in seguito a vaccinazione con Comirnaty addirittura a distanza di due anni dall’intervento estetico.
Attenzione però a non confondere questi fenomeni con le reazioni allergiche
Queste ultime, infatti, a differenza delle DIR, si manifestano con tempistiche abbastanza rapide nel giro di poche ore dal contatto con l’allergene e coinvolgono meccanismi di risposta immunitaria completamente differenti. Quindi, se ci si trova davanti ad una reazione infiammatoria ritardata di questo tipo, che si sviluppa dopo 1-2 giorni con gonfiore ed edema localizzato, probabilmente una terapia a base di antistaminici potrebbe non risultare la soluzione farmacologica più adeguata. È fondamentale, in queste circostanze, contattare il proprio medico curante o il medico estetico che ha eseguito l’intervento riempitivo con filler, per comunicare l’evento avverso e valutare la soluzione terapeutica più adeguata, tenendo sempre presente la reazione immunitaria in corso, attivata dal vaccino.
Cosa ne pensano le agenzie regolatorie?
In seguito alle diverse segnalazioni pervenute, e in base ai dati riportati nella letteratura scientifica, il comitato di Farmacovigilanza (PRAC) e l’EMA (Agenzia Europea del Farmaco) si sono espresse sulla questione in un report dello scorso 7 maggio 2021, sostenendo che ci sia una ragionevole possibilità di associazione causale tra il vaccino ed i casi segnalati di gonfiore del viso in persone con una storia di iniezioni con filler dermici. Inoltre il PRAC ha concluso che la reazione infiammatoria ritardata ai filler debba essere inclusa come effetto collaterale nel foglio illustrativo del vaccino Comirnaty. Ad ogni modo, secondo l’EMA, il rapporto rischi/benefici del vaccino ad oggi rimane invariato.
Conseguentemente alla precedente dichiarazione, lo stesso Collegio Italiano delle Società Scientifiche di Medicina Estetica ha invitato a non effettuare interventi di infiltrazione con acido ialuronico nei 15 giorni precedenti il vaccino anti COVID-19, non sottoporsi a filler tra la prima e la seconda dose del vaccino e di aspettare poi 30 giorni dalla seconda dose sempre del siero contro il SARS-CoV-2. Questi sono i tempi sufficienti per ridurre se non annullare la possibile reazione stando a quanto ha prodotto la letteratura internazionale. Infine, per poter caratterizzare meglio questi eventi e per avere maggiori informazioni sulla loro frequenza, è stata predisposta e divulgata un'indagine statistica nazionale, dedicata a tutti gli operatori medici, circa la vaccinazione COVID-19 e i trattamenti di dermal filler, sottolineando l'importanza della loro compilazione anche in assenza di reazioni avverse.
Nonostante le segnalazioni finora pervenute, non c'è tuttavia motivo di allarmarsi perché, come già espresso chiaramente da EMA, una tale reazione non significa che i vaccini non siano sicuri. Quindi, salvo particolari allergie o altri motivi medici per evitare la vaccinazione, anche le persone sottoposte ad interventi estetici di questo tipo possono e devono essere vaccinate, ovviamente seguendo le indicazioni del medico e le tempistiche sopra citate.
Shirley Genah
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