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Procreazione medicalmente assistita: quando è necessaria?

Per alcuni, l’infertilità rappresenta un problema che si accompagna ad importanti conseguenze psicologiche, sul singolo e sulla coppia; oggi sono in molti a ricercare una gravidanza senza successo, ma sappiamo in quale momento avviene la diagnosi di infertilità? Prima di cominciare dobbiamo fare chiarezza e distinguere due concetti spesso scambiati per sinonimi: sterilità e infertilità. La sterilità è infatti la situazione di coppia in cui uno o entrambi i partner sono affetti da una patologia fisica che non permette il concepimento. Generalmente si tratta di una condizione irreversibile. L’infertilità, invece, spesso è una condizione transitoria di scarsa efficacia nel concepimento e può risolversi con una lieta gravidanza.

Per infertilità si intende il mancato concepimento dopo almeno 12 mesi di rapporti mirati e non protetti con frequenza regolare

Per infertilità si intende dunque il mancato concepimento dopo almeno 12 mesi di rapporti mirati e non protetti con frequenza regolare. L’infertilità di coppia colpisce circa il 15/20% delle coppie in età fertile e le cause possono essere le più varie, tra cui occlusione delle tube nella donna o alterazione della spermatogenesi nell’uomo; un terzo dei casi è dovuto a problematiche del partner maschile, un altro terzo del partner femminile, e per un ultimo terzo la causa è sconosciuta, e viene pertanto definita idiopatica (termine che in medicina, in generale, indica un processo patologico che si instaura senza motivi apparenti).


Sulle cause più diffuse, come quelle dovute ad alterazioni ormonali, si può intervenire con diagnosi tempestive, cure farmacologiche e terapie adeguate; ma, soprattutto, con la prevenzione e l’informazione. Purtroppo, per altre, come per patologie uterine o mancanza di spermatozoi, per garantire una gravidanza è imprescindibile ricorrere alla procreazione medicalmente assistita. Quando parliamo di cause di infertilità maschile generalmente intendiamo un’alterazione a livello della spermatogenesi che comporta quindi una riduzione nel numero di spermatozoi o l’alterazione della loro morfologia e motilità.

In questi casi, per una corretta diagnosi è essenziale effettuare prima di tutto un’analisi del liquido seminale e cercare così di risalire al problema. Questi problemi ovviamente possono essere provocati da tantissimi fattori, siano essi ambientali, infettivi, endocrini, genetici o comportamentali, come l’abitudine al fumo. Per alcuni, quindi, è possibile ovviare al problema mediante una corretta prevenzione (smettendo di fumare, per esempio), per altri invece, come in caso di patologie genetiche, è necessario rivolgersi a personale medico adeguato.

Anche le cause di infertilità femminili sono moltissime, ma queste, spesso, risultano anche correlate con l’età della donna: sappiamo infatti che dai 38-40 anni in poi vi è una progressiva riduzione della riserva ovarica, che porta la donna ad avere sempre più difficoltà nel portare avanti una gravidanza. Nei maschi, invece, questo non accade perché non esiste una vera e propria andropausa.


Le cause possono essere anche altre, tra cui annoveriamo le gravi forme di endometriosi, l’ovaio policistico, fattori tubarici o trattamenti chemioterapici che alterano varie funzionalità. Anche in questo caso, se da una parte abbiamo la possibilità di intervenire attraverso prevenzione con rigorose visite ginecologiche, in alcuni casi è imprescindibile un trattamento farmacologico; se tali problematiche non riescono a risolversi, è possibile intraprendere un percorso di Procreazione Medicalmente Assistita, o PMA.


In Italia, la PMA è regolamentata dalla legge 40/2004, che consente il ricorso alla procreazione assistita per la risoluzione di problemi di sterilità o di infertilità qualora non vi siano altri metodi terapeutici efficaci per risolvere le cause a monte. La procreazione medicalmente assistita permette quindi di intraprendere un viaggio verso la paternità e la maternità che non è sempre semplice. Le tecniche di fecondazione assistita vengono classificate in tecniche di primo livello, rappresentate dall’inseminazione artificiale, e tecniche di secondo e terzo livello, nelle quali gli ovuli vengono prelevati dall’apparato riproduttivo della donna e fecondati in vitro. Quelle di terzo livello prevedono procedure più complesse in cui risulta necessario, ad esempio, un prelievo di spermatozoi mediante biopsia testicolare.


L’inseminazione artificiale è la più classica e la meno invasiva e viene utilizzata maggiormente quando ci sono problemi nell’apparato riproduttore femminile; questa permette infatti l’inserimento degli spermatozoi direttamente nella cavità uterina bypassando in questo modo il viaggio nelle vie genitali femminili. Tra le tecniche di secondo livello troviamo tutte quelle di fecondazione in vitro, dalla FIVET (fecondazione in vitro con trasferimento dell’embrione), che consiste in un avvicinamento fisico tra cellula uovo e spermatozoo promuovendo la loro interazione, alla ICSI (iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi), che consiste nell’inserimento dello spermatozoo all’interno della cellula uovo. Sia la FIVET che la ICSI prevedono un’aspirazione follicolare ed una successiva lavorazione in vitro.


La ICSI è quella che ad oggi viene usata maggiormente, ma è anche quella più lontana dal processo fisiologico e quindi un problema perché considerata più invasiva: questa tecnica, infatti, si avvale di un micromanipolatore che permette di trasferire direttamente lo spermatozoo all’interno dell’ovocita. A questo punto, nei giorni a seguire si valuta l’eventuale sviluppo embrionale e, se avvenuto, si trasferisce nella donna dopo qualche giorno.

Come in una normale gravidanza, anche per il buon esito delle tecniche di fecondazione, l’età della donna gioca un ruolo fondamentale. All’aumentare dell’età, infatti, il rapporto tra gravidanze ottenute e cicli iniziati subisce una progressiva flessione mentre il rischio che la gravidanza ottenuta non esiti in un parto aumenta sempre di più.


La legge 40/2004 è stata più volte revisionata; differentemente dalla prima redazione, oggi in Italia è permessa anche la fecondazione eterologa (donazione di ovuli o spermatozoi) solo nel caso in cui, però, il gamete maschile o quello femminile sia considerato inutilizzabile. In questo caso, dunque, si può quindi ricorrere ad una donazione di seme o ad una donazione di ovociti. Ad oggi le tecniche di fecondazione assistita hanno il 23% o più di successo e sono circa 4 milioni i bambini nati grazie alla PMA.

Ovviamente tutto questo risulta sempre molto difficile; dover affrontare la consapevolezza della propria infertilità o di quella del proprio partner porta a scontrarsi con dolore e frustrazione. È importante infatti avere la possibilità di accedere, fin dalle prime fasi, ad un supporto di tipo psicologico, allo scopo di poter elaborare vissuti ed emozioni negative. Sicuramente, infatti, si tratta di un percorso lungo e molto spesso complesso, anche dispendioso se si intraprende in un centro privato, ma ci permette di avere una possibilità quando tutto sembra impossibile.


Giorgia Calò

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