Problemi di insonnia o difficoltà nell’addormentarsi? Sei in ansia per un colloquio importante? Ti senti stanco ed irritabile?
Quante volte, di fronte a queste problematiche, sentiamo citare farmaci come Xanax o dell’Ansiolin? Ma quanti di noi sanno cosa realmente contengano questi medicinali e le reazioni avverse che questi possono dare?
Oggi parleremo delle benzodiazepine, ossia una classe di farmaci comunemente prescritti per il trattamento di disturbi d’ansia e del sonno e per questo generalmente definiti come “ansiolitici ed ipnotici”. In accordo con i dati AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco, l’utilizzo di questi sedativi è in continuo aumento, con un consumo di circa 50 DDD*/1000 abitanti nel 2017. Proprio per questo motivo, è di primaria importanza conoscere al meglio le caratteristiche dei principi attivi benzodiazepinici, le modalità di utilizzo, i loro effetti collaterali e la loro pericolosità in caso di abuso.
*DDD = defined daily dose.
1. Effetti ipno-sedativi ed ansiolitici
Farmaci benzodiazepinici come il Lexotan (bromazepam), il Tavor (lorazepam) e il Valium (diazepam), utilizzati a basse dosi, riducono l’iperattività del paziente e ne moderano l’eccitazione. Vengono somministrati principalmente per contrastare i disturbi del sonno, ossia una serie di manifestazioni che conducono ad una difficoltà nel mantenere e/o iniziare il sonno, dando poi al risveglio la sensazione di “non riposo”.
In particolare, questi farmaci vanno a diminuire il tempo di addormentamento e le fasi del sonno in cui si concentrano incubi ed episodi di pavor nocturnus. Un’ulteriore importante effetto consiste nella riduzione del sonno REM, che comporta una diminuzione del numero di risvegli durante la notte e una sensazione complessiva di sonno ristoratore al risveglio. L’effetto ansiolitico, ottenuto per azione delle benzodiazepine a livello del Sistema Nervoso Centrale, promuove ulteriormente il riposo notturno. La terapia dell’insonnia e quella ansiolitica prevedono l’utilizzo di benzodiazepine a lunga durata di azione (definito come l'intervallo di tempo tra l'inizio e la fine degli effetti terapeutici di un farmaco) che possono essere utilizzate per periodi più protratti senza la problematica dello sviluppo della tolleranza.
2. Effetto anticonvulsionante e miorilassante
Le benzodiazepine possono essere utilizzate anche nel trattamento di varie forme di epilessia, un disturbo neurologico caratterizzato dalle “crisi epilettiche”, ossia convulsioni anomale e involontarie che si manifestano improvvisamente. In particolare, diazepam e clonazepam sono i farmaci benzodiazepinici cardine per trattare questo morbo. Triazolam ed oxazepam possono invece essere utilizzati per il trattamento di convulsioni associate alla sindrome di astinenza da alcool mentre si fa ricorso al diazepam (in dosi leggermente più elevate) per disturbi neurologici minori caratterizzati da spasticità muscolare.
3. Effetti collaterali
Come per ogni principio attivo, anche quello benzodiazepinico è associato a degli effetti collaterali indesiderati proporzionali alla dose assunta.
Tra questi ricordiamo l’amnesia anterograda, particolarmente pericolosa negli anziani, la quale porta il paziente a dimenticare tutto ciò che avviene a seguito dell’assunzione del farmaco. Le benzodiazepine hanno effetti importanti anche a livello della respirazione in quanto, ad alte dosi, si comportano come sedativi del SNC, andando a deprimere la ventilazione polmonare. Per questo motivo è importante non associare questi attivi con altri deprimenti del sistema nervoso centrale, quali alcool, antidepressivi o antistaminici.
Altre problematiche riscontrare sono legate ad effetti sul sistema cardiovascolare, con diminuzione della pressione sanguigna ed aumento della frequenza cardiaca, e sul tratto gastrointestinale, con diminuzione della secrezione gastrica notturna.
L’assunzione incontrollata delle benzodiazepine, che si traduce in un aumento della dose giornaliera da parte del paziente e/o in una variazione dei tempi prestabiliti dalla posologia indicata dal medico comporta due gravi problematiche: lo sviluppo di tolleranza e la dipendenza. Nel primo caso, si ha una sorta di adattamento dell’organismo, il quale si va ad “abituare” alla presenza del medicamento in circolo. A causa dello sviluppo della tolleranza, il paziente è spinto ad assumere dunque una maggiore dose di farmaco al fine di far scaturire l’effetto fisiologico. Nel caso ancor più grave della dipendenza, il paziente sente il bisogno fisico irrefrenabile e costante di assumere il farmaco al fine di consentire un “comportamento corretto” dell’organismo. Infatti, se questo bisogno non viene soddisfatto, il paziente va incontro alla cosiddetta sindrome d'astinenza, caratterizzata da sintomi decisamente spiacevoli. Questo comportamento sfocia nella situazione patologica quando l’individuo non è più in grado di assumere il controllo della situazione.
Daphne Romani
Fonti
1. https://www.aifa.gov.it/-/trend-consumo-psicofarmaci-in-italia-2015-2017
2. https://it.wikipedia.org/wiki/Benzodiazepine
3. Charles E. Griffin, III, MD, Adam M. Kaye, Pharm D, Franklin Rivera Bueno, MS, and Alan
D. Kaye, MD, PhD. Benzodiazepine Pharmacology and Central Nervous System–Mediated
Effects. Ochsner J. 2013 Summer; 13(2): 214–223.
4. David S Baldwin 1, Katherine Aitchison, Alan Bateson, H Valerie Curran, Simon Davies,
Brian Leonard, David J Nutt, David N Stephens, Sue Wilson. Benzodiazepines: risks and
benefits. A reconsideration. J Psychopharmacol. 2013 Nov;27(11):967-71
5. https://mountainside.com/blog/drug-addiction/the-rise-of-xanax
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